
DE HABILI CORPORE.
De Habili Corpore non è un semplice progetto fotografico: mettetevi comodi signore e signori, state assistendo a uno spettacolo di teatro.
Il cuore di questo dramma è racchiuso nell'eliminazione dello spazio artistico, la disintegrazione degli schemi classici della rappresentazione teatrale, perdendo così la distinzione tra chi recita e chi assiste alla scena.
I nostri attori vogliono un rovesciamento delle strutture drammatiche: si tratta propriamente di abbandonarsi al pubblico allo scopo di essere giudicati, proprio loro che dall'altrui giudizio sono sempre stati afflitti.
In questa esibizione gli attori vanno fieri del proprio essere e distruggono il concetto di abilismo in una realtà dissimile: lo spettatore diventa, dunque, parte integrante della scena.
Uno spettacolo che unisce pubblico e attori, abili e disabili; il racconto dell'esperienza di un giovane fotografo che si relaziona con la sofferenza delle persone e ne valorizza la diversità partendo da quella condizione di chi è considerato da altri, o considera se stesso, estraneo rispetto a una presunta normalità, riportandone alla luce la bellezza e rendendola uno dei più profondi valori dell'essere.
AGNESE.
"Non è mai stato difficile mostrarmi agli occhi del grande pubblico con ciò che mi rende più vulnerabile, ma dopo ogni scatto mi sono sentita sempre più diversa e certo è che non fossi più la stessa persona: non ero più io.
Grazie per aver assistito alla mia vulnerabilità."
FRANCESCA.
"Mentre mi veniva fotografata la schiena mi sono sentita come in radiologia: dovevo spogliarmi, stare ferma e trattenere il respiro.
Non voglio farvi credere che ad oggi in ogni luogo e in ogni momento io sia pronta a ricevere aria, ma mentre l'obiettivo della macchina fotografica puntava su di me e mi toglieva l'imbarazzo e mi prendeva sul serio, mi si sono aperti un po' di più i polmoni."
FERA.
"Ho sempre associato la mia nudità alle visite mediche, ma oggi davanti a voi mi spoglio di questo dolore, lasciandomi vestita solo di quella bellezza che è sempre stata mia.
Questa nuova consapevolezza diventerà la mia spada."
RON.
"Ho la sindrome di Ehlers-Danlos, la malattia delle contorsioniste, la malattia dei
'malati invisibili'.
Ma quell'altalena di dolore cronico e sintomi inaspettati non è invisibile; io non sono invisibile.
Vestita dello stesso viola dei miei lividi mi rendo a voi, finalmente,
visibile."
EMANUELE.
La delicatezza di un'immagine fa tanto rumore quanto il suo schiocco di dita e il suo battito di mani.
La sua sola presenza basta a mettere in posa chi lo guarda, creando in ognuno un sinfonico coinvolgimento all'interno del suo mondo bambinesco.
NICOLÒ.
Il movimento è per definizione cambiamento, evoluzione,
progresso; è circolazione, traffico,
corrente; è tempo.
Rasenta l'incredibile come un corpo fermo riesca ad innescare
un moto nell'anima in chi lo guarda:
capovolge il sentimento di un uomo che finora è rimasto invariato, la sua coscienza, la consapevolezza dei suoi atti.
Elimina il compatimento.
Niente è più dinamico di questo fermo immagine.